Sì, hai mai pensato a come viaggiare nel luogo in cui vivi, nella tua città natale? Ci sono molte opzioni e luoghi, prospettive e viste da esplorare. Io credo che ciò che da eccitazione al viaggiare, è quando guardiamo ogni cosa con gli occhi nuovi di un viaggiatore.
Il segreto sta nel vedere le stesse cose come se fosse la prima volta e avere la conoscenza di uno del posto, di uno che sta addentro. E allora che puoi ottenere il meglio di ogni cosa, quando ti godi la città al massimo- quando puoi cogliere l’attimo per goderti ogni cosa ogni giorno.
Le mie esperienze di viaggio
Questa è la prima storia che io condividerò sulle mie esperienze di viaggio. Spero ti godrai questa, che accrescerà il mio desiderio di condividere le mie migliaia di altre storie e esperienze in diverse città e nazioni – iniziando da New York City. Dopo tutto vivere a New York City è come sperimentare una diversa nazione ogni singolo giorno – qualche volta, più di due nazioni nell’arco di 24 ore.
Per esempio: se tu sei nella Chinatown di Manhattan, tu puoi sperimentare l’autentico cibo cinese e la cultura. Poi, appena attraversi Canal Street a Mulberry Street, sarai in Italia. Beh, Little Italy.
Io intendo dire, che puoi mangiare autentico Ramon cinese per pranzo e mangiare i cannoli italiani come dolce appena attraversi la strada.
Due diverse nazioni – persino due diversi continenti e culture completamente diverse, un isolato lontano l’uno dall’altro. Questa è New York, e i newyorkesi sono ossessionati con New York per un buon motivo: ti sorprenderà sempre. New York ci sarà sempre di più se tu provi. Il caratteristico viaggio locale di oggi è nell’iconico East Village.
< Viaggi a New York, 1° episodio>
Un viaggio nell’East Village : 40-43’ 45” N/073-59’15”W
Incominciamo questa serie iniziando con uno dei miei preferiti (se non il preferito in assoluto) quartieri a NYC: l’East Village. Qui puoi trovare quasi tutto: lo stravagante, l’eccentrico, il vintage, il bizzarro, il misterioso, il soprannaturale, il segreto, il tradizionale - o come lo si vuol chiamare.
Conosciuto e amato per essere il luogo di nascita del Punk Rock, l’East Village una volta era decisamente sporco. I residenti di lunga data ricordano appassionatamente quando il quartiere era di poco conto e squallido. Per esempio una delle donne più anziane che vive nella 9th Street ha detto allo scrittore B. Helmreich (“ The New York Nobody Knows- Walking 6000 Miles in The City”):
Nel 1855, New York aveva la terza più grande popolazione di lingua tedesca nel mondo, fuori Vienna e Berlino, e la maggioranza di questi immigrati si stabilì in quello che è oggi il cuore dell’East Village. A quel tempo, la zona che noi chiamiamo East Village era conosciuta come “Piccola Germania” o KleinDeutschlan.
Negli ultimi due decenni un numero crescente di studenti universitari di New York (NYU) e i nuovi arrivati in città si sono stabiliti lì, portando con loro un’atmosfera più tradizionale. Tuttavia, puoi sempre contare di poter trovare un glorioso dive bar – o un late-night slice. Durante il giorno, però, il quartiere rallenta e ha un aspetto più tranquillo. Girovagando in una stradina laterale coperta di foglie ti troverai davanti un sacco di edifici prebellici e le scale antincendio arrugginite che conferiscono all’East Village il suo fascino antico.
Il cuore di questo quartiere è il leggendario, storico St. Mark’s Place.
James Nevius ci ha azzeccato molto bene quando dice che “St. Marks Place - i tre isolati della East Eighth Street che vanno da Astor Place e Tompkins Park, è diventato un simbolo dell’East Village.”
Gli Head Shop servono come promemoria del periodo hippie della strada, mentre le potenti dimore federali rimangono un collegamento con il passato più lontano e raffinato della zona. Se qualcosa è accaduto nell’East Village negli ultimi due secoli, c’è una buona probabilità che St. Marks Place abbia avuto un ruolo. Eppure la strada non è mai stata un microcosmo perfetto nell’East Village; quelle dimore erano un’anomalia, e anche gli hippies lo erano. St. Marks Place è ancora la strada più famosa dell’East Village.
La strada più bella d’America
St. Marks Place: questa è la strada più bella d’America? La giornalista Ada Calhoun ha una risposta inequivocabile: la più bella strada della nazione è St. Marks Place nell’East Village a New York, la strada dove lei è cresciuta e della quale racconta affettuosamente la storia nel suo nuovo libro St. Marks è morta: le molte vite della strada più alla moda dell’America.
Questi tre isolati estensione di Manhattan sembra siano stati la dimora per il più gran numero di celebrità storiche e culturali per metro quadrato più che in ogni altro luogo del pianeta.
Leon Trotsky e W. H. Auden, vissero qui, come fece anche James Fenimore Cooper, autore di L’ultimo dei Mohicani. Andy Warhol gestì un nightclub nella strada. Le New York Dolls e Led Zeppelin scattarono le foto per le covers dell’album che rappresentavano una delle sue botteghe della strada e le sue piacevoli scale antincendio geometricamente a zig zag.
I Rolling Stones filmarono qui dei video musicali. Debbie Harry abitava al numero 113; William S Burroughs al numero 2.
I Rolling Stones a St. Marks Place
Mick Jagger e Keith Richards dei Rolling Stones posano insieme per un ritratto durante la registrazione del video per la canzone dei Rolling Stones “Waiting On A friend” il 2 luglio 1981 nell’East Village, New York City, New York.
Con una troupe televisiva che lavorava sotto la guida di Michael Lindsay-Hogg (regista dei Beatles in Let It Be), l’azione si apriva con Mick Jagger seduto in una veranda mentre chiacchierava con alcuni abitanti del posto. Presto fu raggiunto da Keith Richards, e i due passeggiarono nella strada, cantando in playback il testo della canzone lungo la strada. Si diressero all’interno di un “Pub Locale” (formalmente il St. Mark’s Bar &Grill, un popolare bistrot- attualmente il VBar), dove loro raggiunsero Ron Wood, Bill Wyman e Charlie Watts - la “Local Band”- e il gruppo cominciò a suonare continuamente il resto del brano. Dopo le riprese, gli Stones si lanciarono in una breve Garage Band in stile Jam per i pochi clienti del bar mentre una piccola folla all’esterno applaudiva. Ulteriori riprese furono fatte più tardi al Taft Hotel.
Andy Warhol, Billie Holiday, Beastie Boys, Leon Trotsky
Adam Horowitz dei Beastie Boys scrisse la canzone Paul Revere mentre era seduto sui gradini della sala di registrazione al numero 20. Jeff Buckley registrò il suo EP di debutto al Sin-è al numero 122.
L’attivista anarchica Emma Goldman fondò qui la Scuola Moderna nel 1911; uno degli studenti fu Man Ray, e i novellisti Jack London e Upton Sinclair furono tra gli insegnanti. Billie Holiday, Thelonius Monk, Ornette Coleman, Charles Mingus, John Coltrane e Miles Davis tutti suonarono al Five Spot Jazz Cluball’angolo della Third Avenue.
Leggende del Jazz a St. Marks Place
Il Five Spot Jazz Club
St. Marks Place, è, infatti, un’affascinante passaggio attraverso la storia culturale di un’area che è stata al centro di ondate di immigrazione –ebrea, tedesca, italiana, polacca, ucraina- e di movimenti culturali come poeti Beat e Punk.
La Beat Generation
Questo estratto sopra, tratto da “Le visioni di Cody” di Jack Kerouac, ricorda sempre i primi giorni dell’autunno, a passeggio per le strade dell’East Village davanti a Tompkins Square Park. Proprio come il Greenwich Village prima di esso, questo quartiere ha giocato un ruolo importante nella storia Beat e di tutti quelli che hanno ruotato attorno: Allen Ginsberg ha vissuto al 206 della 7th Street East dal 1952 al 1953 e al 437 della 12th Street East dagli anni ’70 agli anni ’90 - entrambi utilizzati come salotti letterari nei rispettivi periodi. La foto sopra è stata scattata all’Harmony Bar & Restaurant, che si trovava tra la 9th Street East e la 3rd Avenue. Un altro classico di Jack Kerouac su New York è “La Città e la Metropoli.”
Anche, il leggendario “On the Road” potrebbe riguardare un viaggio epico attraverso l’America ma l’autore Jack Kerouac in realtà scrisse il suo romanzo originale mentre era rintanato in una casetta a schiera di Chelsea- ora in affitto- dietro al 454 della 20th Street West.
Il primo a lavare un nuovo paio di jeans
Una boutique nell’East Village chiamata “Limbo” fu il primo dettagliante a lavare un paio di jeans nuovi per ottenere un effetto usato e consumato. Diventò un nuovo successo di moda.
Limbo era una boutique aperta nel 1965 da Martin (Marty) Freedman, originariamente al 24 di St. Mark’s Place tra la 2nd e la 3rd Avenue nel quartiere dell’East Village a Manhattan, New York City. Il negozio si trasferì nello stesso isolato nel 1967 e chiuse nel 1975.
Nel numero del maggio 1968 di Eye Magazine, Norman Steinberg descrisse Limbo come: ”…Il negoziante di tessuti dell’East Village della generazione “in sintonia.” Lui continuò a scrivere: “Per chi non lo sapesse, Limbo è molto più di un semplice negozio di abbigliamento. E’ un’esperienza sociale, intellettuale e di intrattenimento che attira persone di ogni età, razza, credo, colore e persuasione politica. “Nella sua biografia del 2016, American Dreamer: la mia vita nella moda e nel business, Tommy Hilfiger si ricordò: “Limbo era il miglior negozio di abbigliamento al modo. Volevo creare l’atmosfera di un luogo per le persone proprio come quello, solo ancora più disinvolto.”
Alcuni dicono che l’East Village è morto, Manhattan è stata uccisa e New York ha perso la sua anima. Alcuni dicono che se ti trovi nel posto giusto e hai gli occhi socchiusi abbastanza forte, sembra quasi che la città vecchia sia ancora viva. Jeremiah Moss (pseudonimo di Griffin Hansbury), creatore del pluripremiato blog Vanishing New York, ama pensare alla città come a una scena del crimine, e che lui sta indagando per trovare gli indizi, alla ricerca della causa della morte. Nel suo nuovo libro, Vanishing New York: come una grande città ha perso la sua anima, Moss si propone di fare una cronaca di ciò che esattamente, è andato storto a New York, dove l’avidità, l’iper-trasformazione dei quartieri popolari in quartieri residenziali di lusso, e le politiche governative hanno cospirato per uccidere il carattere unico di dozzine di quartieri.
Moss ha vissuto nell’East Village dal 1994 ed è ora circondato dalle prove della sua scomparsa. I bar Punk sono stati sostituiti da filiali bancarie. Le pensioni sono state svuotate e trasformate in hotel di lusso. Gli studi d’artista sono diventati ristoranti esclusivi. I negozi di Pierogi ora sono boutiques di lusso, e le tavole calde son diventate catene di ristoranti. Alcune targhe sono sparse qua e là, onorando le culture che sono state rimpiazzate, ma per la maggior parte l’East Village ha perso il suo cuore pulsante.
Jeremiah Moss, nella foto sopra nella panetteria Yonah Schimmel Knish, una struttura che si trova in Huston Street dal 1910, rendendola una delle più antiche aziende, che ancora rimangono nel quartiere. Innumerevoli altri negozi, ristoranti e gallerie hanno chiuso negli ultimi dieci anni, a seguito della trasformazione del quartiere popolare in quartiere residenziale di lusso e dell’aumento degli affitti.
Moss è venuto fuori come uno dei critici più schietti e illustri di questo considerevole cambiamento. Ha passato l’ultimo decennio a osservare e documentare scrupolosamente questo cambiamento epocale, e in “Vanishing New York”, riferisce sullo sviluppo della città nel XXI secolo, un periodo di “iper-trasformazione del quartiere popolare in quartiere residenziale di lusso” che ha portato alla sconvolgente trasformazione di amati quartieri e alla perdita di preziosi monumenti non ufficiali.
“Eppure, incredibilmente, St. Marks Place si sente ancora, nella sua eterna generosità di adolescenti ubriachi, venditori ambulanti di occhiali da sole e magliette volgari, in modo affidabile disgustoso”, dice Ada Calhoun. Si, c’è un Chipotle nel vecchio edificio di Dom e un nuovo Starbucks in Avenue A. Ma Gap, 7-11 e Pinkberry sono tutti chiusi. All’angolo tra St. Marks e la Second Avenue, Chase sarà presto sostituito dall’Istituto Svizzero, che offrirà mostre gratuite ed eventi per la comunità. Molti dei punti di riferimento della strada- Gem Spa, Grassroots, il barbiere di St. Mark’s , St. Mark’s Comics- sopravvivono.
East Village Books a St. Marks in primo luogo ha ancora libri usati incredibilmente economici. L’attrice Penny Arcade, che viveva a St. Marks tra la seconda e la terza Avenue, un paio di anni fa mi disse che lo trovava ancora “magnetico e caotico”: "in qualche modo non si può trasformare da quartiere popolare a quartiere residenziale di lusso quell’isolato."
E c’è ancora un negozio rimasto lì: Search & Destroy. Quando ho chiesto se il negozio, aperto 25 anni fa, avesse intenzione di abbandonare, Maya, laconica manager seduta fuori sul gradino, impassibile, “Spero di no”. Tornata dentro, lei ha detto che la strada non è più quella di una volta ma non ha avuto il tempo di elaborare. I bambini stavano aspettando in fila per comprare i jeans usati- proprio come i loro nonni fecero dall’altra parte della strada 50 anni fa.
Per continuare questa conversazione, prendiamoci un drink!
St. Mark’s Place è uno dei luoghi più frequentati della città. Puoi ancora trovare alcuni dei migliori bar di New York City e locali segreti Speakeasy nell’East Village. Ai tempi del proibizionismo (1920-1933), uno Speakeasy era un bar illegale di alcolici nascosto in un punto improbabile dietro una porta pesante, la sua posizione- e spesso una password segreta- era conosciuta solo da pochi eletti.
"Please, Don't Tell."
Un popolare bar Speakeasy tra i newyorkesi è un posto nascosto dietro una cabina telefonica. PDT (abbreviazione per Please, don’t tell) è una gemma ben nascosta. Anche se l’indirizzo è a St. Marks Place, non importa con quanta cura cerchi, non troverai la sua porta d’ingresso. Entri in un locale di hot dog – Crif Dogs- sotto un accattivante wurstel con mostarda con “mangiami”- scarabocchiato sopra. Entra discretamente all’interno di una cabina telefonica vintage, segui le istruzioni appese sul muro, poi componi il numero 1 (uno) sul telefono a rotella per raggiungere la locandiera.
La più antica taverna irlandese di New York? E’ nell’East Village
L’antica Ale House di McSorley fu fondata nel 1854. Abraham Lincoln una volta visitò McSorley’s, la più antica taverna “Irlandese” di New York. Situata al 15 East nella 7th Street nell’East Village, era uno degli ultimi pub “solo per uomini”. Sì, è vero. Le donne non erano ammesse al McSorley’s fino al 10 agosto del 1970, dopo che l’organizzazione nazionale per le donne avvocato Faith Seidenberg e Karen Decrow presentarono una causa per discriminazione al tribunale distrettuale e vinsero. La decisione del caso finì nella prima pagina del New York Times il 26 giugno 1970. Barbara Shaum fu la prima donna cliente del bar. Con la sentenza che permetteva alle donne di essere servite, il bagno divenne unisex. Sedici anni dopo fu creata una stanza per le signore.
Adesso prendi una birra e guarda questo video che ti mostra i 5 bar più antichi di NYC
Una tazza di Joe con i Beastie Boys
Se stai cercando un’ottima tazza di caffè a New York, vai nell’East Village e prova il Mud Coffee. Capita anche di essere dove i Beastie Boys registrarono il loro primo album, Polly Wog Stew. Questo è chiaramente un segno distintivo. Solo un sorso di Mud caffè e immediatamente migliora il tuo buonumore. Il Mud coffee è un’azienda di caffè “anti-sistema” e può essere descritta come un colpo di balestra a Starbucks. L’azienda iniziò vendendo la propria miscela da un furgone modificato conosciuto come Mudtruck nel 2000. Nei giorni feriali, spesso lo si può vedere all’incrocio tra Astor Place, Lafayette Street, Fourth Avenue e Cooper Square nell’East Village. Il Mud caffè è un’operazione di squadra tra marito e moglie: Nina Barett, ex pubblicitaria, e Greg Northrop, un musicista rock. Il nome dell’azienda fu scelto perché la nonna italiana di Greg chiamava il suo caffè Mud caffè.
Gangsters newyorkesi nell’East Village
Il Museo del Gangster Americano è un posto che nemmeno i nativi newyokesi sanno neppure che esiste. Al museo è possibile osservare manufatti, armi, passaggi sotterranei per il contrabbando e giornali. Inoltre, questo museo del crimine una volta era uno dei più famosi Speakeasy di New York.
Lorcan Otway, proprietario e custode del museo americano del gangster, aveva dieci anni quando era solito scavare nel seminterrato al numero 80 di St. Mark’s Place. Lui e suo padre, che avevano acquistato la proprietà dal gangster Walter Sheib, stavano esplorando la casa a quel tempo.
In uno spazio vicino al refrigeratore della birra trovarono una cassaforte. Quando la aprirono, la sorpresa: c’erano 2 milioni di dollari in contanti. La famiglia non si tenne nulla di quel denaro. Sheb lo portò via in un borsone per riciclarlo nell’Europa dell’Est. Tuttavia questo contatto con la saggezza della vita ha dato il via all’ossessione di Otway per l’illegalità.
“Per le persone che temono che l’East Village abbia perso il suo gusto, Lorcan Otway è il vostro uomo”, dice T. M. Rives, autore del libro “ Secret New York – An unusual guide.”
Otway spera che la sua collezione di manufatti infonderà ai visitatori l’apprezzamento di una contro-narrativa nella storia americana: la storia di persone che a loro modo, hanno sfidato le strutture esistenti di classe, denaro e razza. Tra le loro fila c’erano immigrati di seconda generazione come Al Capone, mafiosi ebrei come l’olandese Schultz e Meyer Lansky di Murder Inc.
Oggi il Museo del Gangster Americano riceve un flusso lento di visitatori. Alcuni sono attratti dal fascino del proibizionismo, altri dal sensazionalismo e dalle “parti più nascoste” del periodo. L’eredità del gangster americano è eroica o semplicemente sordida? In entrambi i casi, l’ossessione americana per il punto debole dell’epoca è viva come una bomba nello scantinato di un gangster.